NPL Servicing Industry e il mercato UE

NPL Servicing Industry e il mercato UE, novità e curiosità!

Siamo in attesa della nuova direttiva europea che determina la nascita del mercato unico europeo degli NPL regolamentando la vendita e la gestione di questi, ad oggi ancora in fase di proposta e non ancora direttiva, forse vedrà la nascita a Maggio.

Sono molte le preoccupazioni e perplessità per questa nuova normativa sul credito che istituzionalizza il mercato unico europeo delle compravendite NPL e che ha spinto ad urlare al “disastro” e al pericolo di speculazioni finanziarie.

Ormai i crediti deteriorati ancora dentro le banche italiane sono circa 33,4 miliardi di euro, registrando un calo del 43,7% rispetto a gennaio dello scorso anno (59,4 miliardi) da fonte ABI.

E i dati del NPE RATIO, ossia la percentuale di crediti deteriorati con il totale del rischio di credito riportati in una presentazione di PWC sono:


Le preoccupazioni sono molte visto che ad oggi i bilanci delle banche non “sembrano stare meglio” malgrado le cessioni fatte in fretta e furia, insomma dopo questo primo periodo di “trading di NPL” il punto su cui dobbiamo focalizzarci sono le performance dei recuperi e dei guadagni che risultano ben distanti dalle aspettative: ma di fronte alle difficoltà si aprono grandi opportunità per gli operatori del settore.

Il sistema quindi necessita di incrementare i mercati secondari, dove a vendere non saranno più le banche ma altri attori e investitori che rimettono gli NPL sul mercato con rischi di perdita di valore e soprattutto rischi di speculazioni, ed è qui che possiamo veramente riprendere le carte in mano e fare delle valutazioni e due diligence reali, analizzando i dati, i singoli assets per giungere a conoscere quel credito e decidere la migliore gestione di questo.

L’efficacia industriale dei recuperi è chiave e potenzialmente migliorabile

Tutti noi, operatori della filiera NPL Servicing Industry, dobbiamo concentrarci sul processo, supportando concretamente i servicer che ad oggi hanno fatto le corse per accaparrarsi queste cessioni di NPL trovandosi a gestire masse enormi di crediti secured e unsecured con difficoltà ad organizzarsi in termini di risorse e processi.

Le dichiarazioni dei più grandi servicer italiani apparse sui principali quotidiani economici confermano che, malgrado l’incremento del personale c’è ancora molto da fare e che la chiave per una gestione effettiva ed efficace di questi crediti sta nella tecnologia per dare supporto e oggettività all’operato delle persone e di conseguenza poter incrementare i risultati, ad oggi veramente deludenti.

Per bloccare questo mercato “di figurine”, così ironicamente denominato in un articolo della giornalista Longo su Il Sole 24 Ore, i servicer devono avvalersi di partner IT per aumentare la capacità industriale e quindi raggiungere economie di scala.

Infine ci teniamo a ricordare una delle novità previste da questa nuova norma, ossia l’introduzione di un meccanismo di vendita dei beni dati in garanzia che non passi per i Tribunali (escussione extragiudiziale), forse affidandosi ai Notai, in modo da accellerare i tempi e quindi recuperare l’investimento in questi crediti inesigibili.

Per concludere, sicuramente dobbiamo focalizzarci sulle attività e soluzioni che consentano di far aumentare il valore dei crediti e di riparare al disastro dovuto alle norme stringenti che hanno portato a svendere gli NPL.

Noi siamo il partner tecnologico per la nuova NPL Servicing Industry che vuole attraverso sinergie puntare sull’efficienza e quindi sul valore.

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Data Remediation: come i servicer possono essere della partita

Con il termine Data Remediation si intende tutte quelle attività necessarie a popolare e completare i database proprietari relativi ai portafogli di crediti NPL oggetto di valutazione ed eventuale cessione soprattutto nel settore bancario.

La qualità del credito è condizionata dalla qualità dei dati

Ad oggi questa tematica è sempre molto attuale, malgrado sono anni che la problematica della gestione NPL è discussa e affrontata, a seguito di numerose cessioni e acquisizioni comunque  risulta fondamentale avere un database che contenga informazioni complete e soprattutto aggiornate per una corretta valutazione di portafogli senza rischiare grandi deprezzamenti e/o per procedere con un recupero efficace.

La maggior parte degli originator, tra cui molte banche medio-piccole, non è strutturata per svolgere autonomamente questa attività.

Anche le linee guida europee e quelle italiane hanno rivisto il tema degli NPL ed è risultato che una gestione più accurata è più redditizia di una cessione veloce.

Ed ecco che i servicer/outsourcer sono ancora in gioco per questa preziosa e strategica attività di arricchimento e verifica delle informazioni per dare agli originator, ai main servicer gli strumenti efficaci per una valutazione accurata indipendentemente dal fatto che l’istituto decida di fare una gestione interna o in outsourcing.

È necessario arricchire e segmentare il Loan Data Tape (LDT), il database che deve contenere i dati relativi ai crediti e ai debitori. Le informazioni di maggiore interesse per aggiornare le posizioni e le relative garanzie reali e personali continuano ad essere le informazioni catastali, la verifica della presenza di atti negativi (protesti e pregiudizievoli), lo stato delle procedure esecutive e concorsuali, stima aggiornata del valore.

Ed ecco che i servicer, le aziende di recupero crediti e informazioni commerciali possono diventare protagoniste in questa attività e proporsi in modo competitivo al mercato se investono in tecnologia per velocizzare e ottimizzare l’attività di Data Remediation.

Poiché i sistemi operativi delle banche sono basati sulla contabilità e non sulla gestione, i servicer indipendenti devono sfruttare questa opportunità!

Lo strumento ideale per la costruzione del set informativo completo ed adeguato per la valorizzazione del portafoglio è WorkArea Provider, procedura per configurare indagini personalizzate per tipologie di credito e automatizzare i flussi.

L’iter consente poi di creare un dataset per avere un loan data tape completo e quindi poter integrare il tutto nei processi di gestione dell’istituto.

La tecnologia aiuta l’outsourcer nella specializzazione e nel partecipare attivamente alla partita NPL.

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Gli NPL e i segreti svelati

Gli NPL e i segreti svelati!

Sono due i principali temi discussi nel settore bancario-finanziario nell’ultimo mese, sui quali desideriamo focalizzarci:

  1. determinare la corretta “valorizzazione” dei portafogli Npl per ridurre l’asimmetria informativa e il pricing gap che vi è su questi portafogli, in particolare sui crediti secured
  2. ridurre la generazione dei crediti NPL migliorando la gestione dei crediti performanti

Con la consultazione pubblica di addendum alle Linee Guida della Banca Centrale Europea il 4 ottobre scorso, si introduce un nuovo meccanismo di accantonamenti definito “rivoluzionario” che prevede maggiori oneri patrimoniali per le banche che saranno costrette a eseguire accantonamenti pari al 100% del valore dei crediti deteriorati. Tutto questo fa ipotizzare un incremento del numero di operazioni di cessione con conseguenze negative sul prezzo effettivo di cessione che gli investitori saranno disposti a pagare.

Purtroppo l’evoluzione normativa in merito sembra portare più potere in mano ai potenziali buyer di NPL

 

Si rende, quindi,  sempre più stringente per le banche attribuire il valore economico di questi asset deteriorati per capire e valutare se intraprendere o meno la strada della cessione.

Altro segreto svelato in questi giorni, è che le banche devono spostare il focus, non più solo sulle valutazioni degli Npl,  ma investire in nuove soluzioni per affinare la valutazione al momento dell’erogazione ed attivare il monitoraggio degli asset sottostanti.

La banca deve lavorare di più sul credito  performante, insomma mettere più attenzione sul credito quando ancora non è passato in uno stato patologico!

Di sicuro porre maggiore attenzione durante la fase di erogazione permetterà di “ridurre” l’arrivo di nuovi Npl.

Per questo l’istituto sicuramente necessita di informazioni tempestive e di qualità, normalizzate e aggregate con le diverse fonti dati a disposizione. Dobbiamo quindi concentrarci su sistemi di “data quality” per consentire all’operatore bancario di avere tutte le informazioni in tempo reale e svolgere una pre-valutazione, senza dover subito intraprendere istruttorie complesse e costose.

Dopo aver delineato e scoperto i segreti, possiamo dire che noi di AIM abbiamo strumenti e soluzioni ce rispondono a queste necessità! Approfondisci BILANCIO CATASTALE, per verificare on-line le proprietà (immobili e terreni) di un soggetto con un primo valore di stima.

Ci piacerebbe conoscerci e confrontarci personalmente in occasione dell’evento di Credit Village il prossimo 22 Novembre…possiamo semplicemente prendere un caffè insieme: scrivici!

 

 

NPL sul mercato e nuove gestioni per i Servicer

In arrivo sul mercato altri NPL e nuove gestioni per i Servicer, ecco quello che si legge dalle notizie apparse pochi giorni fa sulle principali testate giornalistiche, dal salvataggio di Monte dei Paschi, Atlante 2 ha formalizzato l’offerta e dalla liquidazione delle due banche venete, gli NPL in carico al sistema bancario diminuiranno di circa 45 miliardi.

Ora inizia la parte migliore, i protagonisti saranno coloro che materialmente dovranno occuparsi del recupero e della gestione: praticamente i servicer e gli operatori attivi in Italia.

Banca d’Italia comunque rimane ferma sul punto che le banche sane devono migliorare la gestione degli Npl senza ricorrere alle vendite che sappiamo vedono protagonisti solo pochi compratori.

 

 

Ecco che gli operatori del settore recupero possono “dare la scossa” in questa area strategica al mondo bancario-finanziario: devono proporsi al fianco degli istituti per creare unità specializzate composte non solo da figure legali ma anche dai professionisti del recupero come lo sono le aziende italiane con Licenza.

Che cosa deve fare un’agenzia di recupero per aiutare la banca e migliorare la gestione Npl prima di far arrivare alla vendita?

La chiave di volta è il TEMPO!

Occorre puntare sul fattore tempo e scardinare il tipico atteggiamento dell’istituto che fino ad oggi aspettava per vedere se la situazione si sbloccava o intraprendeva procedure lunghe e poco efficienti.
Quindi è sempre più stringente la necessità da parte delle aziende di recupero di presentarsi agli istituti con processi e procedure che consentano un tempestivo aggiornamenti dei dati e delle posizioni.

Andrea Resti, professore dell’Universita’ Bocconi e consulente del parlamento europeo in materia di vigilanza bancaria conferma che:

“alle banche italiane verrà concesso un po’ di tempo, forse anche un anno per raggiungere gli obiettivi di riduzione concordati con la Bce, poi aumenterà la pressione”

Questo anno quindi sarà decisivo per uno sviluppo significativo del business recupero, giochiamocelo insieme!

La chiave vincente per le società di recupero è quella di avere una modalità strutturata, pianificata e permanente, che supporta una prassi, una metodologia, un progetto, un sistema di gestione.

Per essere uno dei protagonisti della rete per la gestione del recupero di Npl  è necessario proporsi al mercato con soluzioni innovative che consentano di configurare e disegnare la propria struttura operativa a “immagine e somiglianza” della banca, velocemente.

Solo attraverso opportuni framework è possibile proporsi per la gestione massiva delle indagine informative,  che consentano l’acquisizione di dati dalla rete dei corrispondenti che ciascun azienda di recupero ha sull’intero territorio, con informazioni strutturate ed integrabili con il sistema informativo bancario.

Solo così le società di recupero potranno contribuire fattivamente ad incrementare i tassi di recupero che le banche ottengono in proprio, con le loro soluzioni software e il loro personale specializzato.

 

WorkArea Provider, Information Management Platform  per gestire in modo massivo un portafoglio pratiche, effettuare processi di Due Diligence, configurare indagini personalizzate per tipologia di credito/pratica, automatizzare i flussi di richieste e risposte verso i fornitori, monitorare la qualità dei servizi prodotti dagli operatori e dai fornitori.

 

 

L’industria del recupero 4.0 vede l’arrivo degli Npl

Dobbiamo iniziare a parlare di industria 4.0 anche nel recupero crediti alla luce dei numeri e delle performance del settore presentati in occasione del VII Rapporto Annuale Unirec. I dati illustrati ci spingono a fare delle riflessioni su come questo settore deve cambiare, deve evolvere perché temiamo “brutte” sorprese per il prossimo anno!

Partiamo da analizzare i volumi dell’affidato e le performance elaborate dal Centro Studi UNIREC grazie ai dati messi a disposizione dalle imprese associate.

Recupero Crediti

Come possiamo vedere le pratiche affidate sono diminuite ma gli importi di queste hanno avuto un incremento, è questo un primo segnale della presenza di NPL nelle pratiche affidate, un elemento che come è stato evidenziato in più occasioni ed ha determinato nuove situazioni da mettere all’attenzione degli imprenditori del settore.

Se scendiamo più nel dettaglio della composizione dei portafogli lavorati si vede che il 48% pratiche sono affidate da Banche e Finanziarie e rappresentano il 94% per l’ammontare degli importi…ecco ancora segnali dell’arrivo degli Npl!

Recupero Crediti Portafogli

 

E in merito alle performance?
Si fa più fatica a recuperare i crediti forse per la minore qualità delle pratiche affidate o semplicemente perché sta aumentando la quota degli Npl nelle pratiche affidate?

Recupero Crediti Performance

Nel Rapporto Unirec, per la prima volta, quest’anno sono stati scorporati i dati sugli NPLs, che incidono per il 38% sul valore totale dei crediti affidati.

ATTENZIONE – guardate le performance degli NPL come sono molto basse: il rapporto affidato/recuperato è solo del 2,3%.

Tutto questo evidenzia che gli NPL sono un prodotto più complesso che richiede una gestione diversa, occorre prevedere attività collaterali e il costo della gestione pratica è maggiore. Nel 2017, non dimentichiamoci, che il valore degli Npl nei portafogli affidati sarà inevitabilmente in aumento, si stima un incremento del 15%.

Altro elemento chiave emerso dalla presentazione sul quale desideriamo portare l’attenzione delle aziende del settore è la riduzione drastica dell’utile totale del 35%, siamo passati dal 21,9 al 14,1, malgrado un leggero aumento dei ricavi e delle provvigioni.

Ed ecco che le riflessioni ci son d’obbligo: occorre intervenire perché il sistema “azienda-recupero” non rischi il “collasso”…“se fai sempre le stesse cose otterrai sempre gli stessi risultati “ diceva un certo Albert Einstein

Non è più sufficiente reperire persone competenti da inserire nel team ma occorre migliorare i processi inserendo la tecnologia!…queste le considerazioni che sono state fatte dal relatore e che noi condividiamo a pieno 😉

Tutto questo è ancora più stringente se pensiamo che anche le linee guida BCE rivolte alle banche avranno un impatto nella selezione delle aziende di recupero, insomma il sistema bancario è chiamato ad applicare le migliori strategie di recupero interno e in outsourcing.
La scelta delle società di recupero da parte delle mandanti si baserà sempre più sulla robustezza del sistema informativo e con una gestione in ottica di impresa.

Sicuramente con l’arrivo sempre maggiore degli NPL occorre industrializzare il processo di valutazione e di gestione, occorre evolversi, come hanno affermato  Francesco Barelli Terrizzi di MBCredit Solutions e  Gianluigi Benetti di Pwc. Inoltre, la base informativa è fondamentale per fare strategia, i dati devono essere gestiti in modo efficiente ed efficacie per creare economie di scala e quindi per ridurre i costi e aumentare marginalità.

Il panel dei relatori hanno concordato all’unanimità che occorre rivedere i processi per le pratiche Npl dove sono fondamentali i dati e le persone per un’analisi attenta e soprattutto queste pratiche non possono passare subito all’esazione.

Perchè un azienda di recupero possa essere interessante agli occhi della mandante e, perché no, anche ai fondi esteri che cercano specializzazioni come abbiamo visto dalle ultime acquisizioni sul mercato, più relatori hanno suggerito di puntare su:

  • capitale umano

  • capitale tecnologico

Ed ecco che possiamo introdurre anche nel nostro settore il concetto di Industry 4.0, non perché è un termine di moda ma perché si sposa molto bene alle esigenze di questo particolare momento storico:

Industry 4.0 indica una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti…tutte le strutture che permettono, in modo collaborativo, di integrare le aziende (fornitore – cliente) tra loro e con le strutture esterne

Fonte: Wikipedia

L’innovazione funziona solo se ci permette di ri-pensare i processi e di trasformare radicalmente la nostra organizzazione per essere più competitivi.

Siamo a vostra disposizione per un confronto sul livello di innovazione della vostra azienda!

Per trasformare i propri processi e monitorarli: WorkArea Provider

Vogliamo concludere con l’affermazione fatta da Andrea Clamer, Responsabile Area NPL BANCA IFIS che ha dichiarato: “Banca Ifis è una realtà in continua evoluzione e con investimenti importanti indirizzati alla tecnologia e alla digitalizzazione dei processi anche nell’Area NPL. Tra queste innovazioni, a livello di settore, mi piacerebbe vedere l’applicazione degli Analytics negli Npl“.

In sintesi, serve quindi una più profonda comprensione delle informazioni per fare previsioni utili allo sviluppo futuro ed evoluzione della situazione.

Stay tuned!

Fintech minaccia o opportunità per il recupero crediti e gli info provider?

Attenzione a questo nuovo neologismo: Fintech che sta per Financial e Technology
Con questo nuovo termine si indicano le aziende, per la maggior parte start-up, che stanno rivoluzionando il rapporto delle persone con i servizi finanziati attraverso l’innovazione tecnologica.

L’agenzia di consulenza Mckynsey prevede che da qui al 2025 le banche rischiano di perdere nel retail dal 10% al 40% di fatturato a causa della concorrenza delle Fintech.

E’ difficile stimare esattamente il tempo che dovrà passare perché questi nuovi attori possano fare da padroni, ma possiamo solo prendere coscienza del fatto che, se non ci sarà collaborazione e innovazione, si andrà verso una rottamazione del sistema bancario.

Le nuove start-up puntano proprio su collaborazione, innovazione e agilità e
i principali servizi in crescita anche in Italia sono l’Invoice Trading (compravendita di fatture online), e Lending crowdfunding (prestiti peer-to-peer).
Con l’Invoice trading si offre la possibilità agli imprenditori di ricevere liquidità scontando le proprie fatture su circuiti alternativi a quelli tradizionali bancari e di cedere i crediti attraverso un meccanismo competitivo di asta. Sulle piattaforme di lending crowdfunding invece, i risparmiatori investono i loro risparmi su progetti di soggetti richiedenti, sia personali sia di natura imprenditoriale senza ricorrere ad intermediari tradizionali come le banche. Infine con i Mobile-paymentes  delle nuove Fintech, saremo in grado di effettuare pagamenti istantanei con il nostro smartphone trasferendo soldi in tempo reale attraverso un semplice messaggio WhatsApp, senza commissioni.

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Le Fintech quindi si sviluppano per rendere più efficienti e economici i sistemi finanziari attraverso un uso innovativo della tecnologia e si rivolgono ad un nuovo target i “sottobancherizzati” che le banche istituzionali lasciano fuori.

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E le banche stanno a guardare?

Le banche sono ingessate da requisiti patrimoniali stringenti e da sofferenze di difficile gestione e perdono clienti, soprattutto imprese che cercano forme alternative di credito per garantirsi la sopravvivenza. Le banche dovranno difendersi, dovranno cambiare pelle sia in termini di semplificazione sia digitalizzazione dei processi e prodotti offerti.

In Italia stanno nascendo già delle start up finanziarie innovative come Buddybank controllata al 100% da Unicredit con nuovi modelli di Business e approcci molti vicini a quelli tipici delle Fintech, che si focalizzerà esclusivamente sul canale smartphone per offrire tre prodotti finanziari classici come il conto corrente, la carta di credito e di debito e prestiti personali fino a 25.000 euro.

C’è chi prevede che tra qualche anno le filiali delle Banche faranno la fine delle cabine telefoniche.

Quindi se le banche devono cambiare, il cambiamento è d’obbligo anche per la filiera!

Le società di informazioni e recupero devono innovarsi, devono adottare nuove tecnologie per velocizzare i processi, strutturare nuovi workflow e soprattutto arricchire i propri prodotti garantendo così una migliore user experience al cliente.

C’è già chi prevede il tramonto dei grandi call center poiché i solleciti potranno essere fatti con messaggi WhatsApp, SMS ed email integrati a pagamenti veloci e sicuri con un semplice click.

Non affrontiamo questo cambiamento dicendo: “abbiamo fatto sempre così”, non esiste frase più deleteria per un imprenditore poichè la sopravvivenza non è garantita a nessuno!

Sarà interessante incontrarci e confrontarci all’evento CV DAY che si terrà il prossimo 16 novembre a Milano….ci vediamo lì!

 

Recupero crediti, si può comprare NPL ma attenzione

Recupero crediti, si può comprare NPL ma attenzione a stare dentro ad alcuni binari per non incorrere nel pericolo più grande: l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria!

Il 23 giugno a Roma all’evento StopSecret, ci siamo confrontati su questo tema per capire come le società di recupero possono acquistare i crediti in sofferenza, quali sono le eccezioni e dove sono le criticità del mercato dei Non Performing Loans che in Italia stenta a partire.

Innanzi tutto, con il DM 53 del 2015 del MEF si è introdotta una nuova definizione di “attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma” e vi è ben specificato come l’acquisto a titolo oneroso di crediti è un attività finanziaria. Vi è però una ECCEZIONE, non è attività finanziaria l’acquisto a titolo definitivo da parte di società titolari della licenza (nota bene: non soggetti) per l’attività di recupero stragiudiziale di crediti ai sensi dell’articolo 115 del Testo Unico delle leggi.

Tutto questo però devo soddisfare tre fondamentali condizioni, come illustrato dettagliatamente dall’avv. Marco Recchi:

  1. i crediti sono acquistati a fini di recupero e sono ceduti da banche o intermediari finanziari..classificati in sofferenza (no incagli)
  2. l’importo dei crediti acquistati non deve superare l’ammontare complessivo del patrimonio netto interamente versato (vedi Nota Unirec del 4/08/2015)
  3. il recupero dei crediti acquistati avviene senza la stipula di nuovi contratti di finanziamento con i debitori ceduti…senza la modifica delle condizioni contrattuali

Ed ecco qui una grande differenza tra acquirenti con licenza ex art.106 TUB e quelli con licenza ex art.115 TULPS!

Quindi cosa cambia per un debitore se viene “acquistato” da una nuova 106 o da una 115?

Le nuove 106 sono conferenti nella centrale rischi, ossia se acquistano crediti devono continuare a segnalare i soggetti che hanno un debito verso il sistema creditizio e finanziario, mentre le 115 non lo sono. Il debitore quindi nel primo caso continua ad essere visibile ossia se si presenta ad una banca per accedere al credito queste informazioni saranno disponibili mentre nell’altro caso no. Quindi per i consumatori é molto diverso trovarsi nella prima o seconda situazione, la cosa strana è che le associazioni dei consumatori ad oggi non hanno ancora detto niente….attendiamo novità e aggiornamenti!

Altro punto cruciale previsto nel D.Lgs. 141, le nuove 106 si possono avvalere degli agenti in attività finanziaria per consulenza, e ristrutturazione debiti e gestione dei crediti. Quindi possono negoziare nuovi contratti e sostituire l’obbligazione precedente mentre l’attività che può svolgere una 115 deve rimanere nel perimetro del recupero crediti, può solo giungere a saldo straccio, rateizzazione ma mai a a nuova obbligazione (vedi condizione n.3)

Per vedere come si evolverà il mercato occorre aspettare gli esiti delle richieste fatte dalle società per diventare 106 (domande chiuse a febbraio) che tra settembre e dicembre riceveranno le risposte definitive.

Infine dall’avv. Marco Recchi sono state fornite delle soluzioni operative per le società 115:
Recchi

E mentre il mercato degli NPL non decolla vi invitiamo a fare delle riflessioni sulle principali motivazioni di questo come evidenziato nell’articolo di Riccardo Tedeschi, senior specialist di Prometeia e professore a contratto presso l’Università di Bologna, che ricapitola in maniera chiara ed esaustiva i nodi principali che sono alla base del cosiddetto spread bid/ask – la distanza tra il prezzo al quale gli operatori finanziari sarebbero disposti a vendere le sofferenze ed il prezzo al quale gli investitori sarebbero disposti a pagarle – articolo completo.

Ecco che ritorna il punto chiave: la mancanza di un adeguato set di informazioni per favorire la trasparenza sul sottostante oggetto di compravendita e sui tempi di recupero.

Punto cruciale sul quale lavorare!

Occorre aumentare il valore dei crediti con due diligence più veloci e curate. Vedi 

Information Process: la gestione dei processi di indagine

L’iter di lavorazione delle pratiche è un processo di indagine informativa complesso che va messo a punto costantemente per non incorrere in anomalie e garantendo al cliente le dovute personalizzazioni.
Per le società di informazioni e recupero un fattore di successo è la loro capacità di differenziare questi processi informativi rispetto ai concorrenti, cercando sempre nuove strategie di indagine e di valutazione.

Le società di informazioni che desiderano offrire servizi ed essere competitive hanno due aspetti critici su cui focalizzare la loro attenzione:

  • Conoscere le esigenze dei clienti e avere la capacità di organizzare e fornire in modo tempestivo le risposte
  • Adattare i processi operativi in base alle nuove esigenze di indagine ottimizzando tempi e risorse.

Per affrontare e risolvere queste due criticità, le imprese devono porre l’attenzione non solo sulle competenze ma soprattutto sui software e soluzioni di supporto all’attività operativa.

È la gestione dei processi informativi che può fare la differenza!

Per processo si intende un insieme di attività realizzate in automatico oppure con intervento manuale.

Il vantaggio competitivo di una azienda dipende dalla sua capacità di “modellare” questi processi al fine di rendere sempre più efficienti le proprie indagini.

L’ambiente di process designer della Workarea Provider permette di configurare i processi informativi e i relativi steps che possono essere eseguiti automaticamente oppure richiedere l’intervento dell’operatore.
Tutto questo monitorato e controllato per consentire di intervenire tempestivamente e risolvere eventuali criticità che potrebbero inficiare il risultato.

L’operazione di definizione di un processo di “indagine informativa” viene svolta e creata in modo semplice da un utente anche non tecnico che “modella” i file di ingresso forniti dal cliente attraverso un sistema di Dizionario e “configura” il percorso di indagine da fare.

Grazie alla nuova funzionalità Extended della Workarea Provider le varie indagini facenti parte del processo di lavorazione delle pratiche si differenziano in base all’esito dell’indagine precedente.

I principali vantaggi nell’adottare la soluzione di Information Process come Workarea Provider sono:
– Aumento di produttività e dell’efficienza
– Monitoraggio continuo e miglior controllo
– Flessibilità e semplificazione nel disegno del processo
– Ingegnerizzazione elevata e maggiore capacità di lavorazione
– indipendenza da qualsiasi database e sistemi operativi

Il 2016 tra NPL, acquisto e recupero crediti

Come ad ogni inizio anno proviamo a fare dei pronostici, nessuno di noi riuscirà a prevedere il futuro con esattezza! Cerchiamo di cogliere insieme i segnali per scoprire e condividere i temi “scottanti” per il mercato del recupero crediti del 2016, in primis gli NPL.

I guru del settore indicano come temi caldi per questo nuovo anno: Non Performing Loans, compliance nel recupero crediti, cerchiamo di capire perchè e in che modo  queste novità possono creare valore alle aziende di recupero crediti.

Numeri in crescita per mercato italiano dei NPL non performing loans, mercato che sta vivendo una fase di vivacità anche per effetto delle modifiche normative e dell’innalzamento delle coperture da parte delle banche a seguito della Asset Quality Review della Banca centrale europea… dalle stime sono ancora molti gli incagli da sistemare: si parla di oltre 200 miliardi di sofferenze che pesano sul sistema finanziario italiano. (Fonte ItaliaOggi)
Il 2016 si prospetta come un grande anno per le società del settore recupero crediti grazie anche alle opportunità che si sono aperte con il D.M. 2 aprile 2015.
Si formerà probabilmente un mercato di seconda fascia o terza di questi crediti poiché si prevede che i grandi players continueranno a fare da padroni negli acquisti dei portafogli deteriorati, lavoreranno le pratiche e poi parcellizzeranno questi portafogli rivendendoli ai nuovi “106” e alle società di recupero.

Tutto questo, dal nostro punto di vista garantirà lavoro ma non dimentichiamo che le società di recupero dovranno sviluppare nuove competenze e nuove soluzioni informatiche per effettuare Due Diligence, automatizzare flussi e creare indagini personalizzate. Si assisterà inoltre alla nascita o alla trasformazione di nuove “aziende servicer” che hanno avviato il processo iscrizione come intermediario unico a Banca D’Italia o lo stanno valutando per cogliere maggiori opportunità di crescita.
Queste saranno chiamate ad avere una compliance simile ad una banca e quindi dovranno inserire specifici presidi organizzativi, volti ad assicurare la correttezza delle procedure e del rispetto delle norme. La compliance aggiunge valore perchè tutto ha l’unico fine di non incorrere in sanzioni che possono danneggiare la reputazione dell’azienda.
Ormai sono numerose le società di recupero che dispongono di una divisione di Internal Audit, uno dei presidi dei quali si serve la Compliance, che ha il compito di controllare la corretta gestione delle pratiche di recupero crediti per non incorrere in anomalie di gestione o violazioni del Codice Deontologico.

Dal punto di vista organizzativo quindi le aziende saranno sempre più attente ai processi ed adotteranno sistemi e soluzioni che permettano una costante verifica e miglioramento delle attività svolte verso i clienti, i debitori e i fornitori.

Tutto queste attività che coinvolgono l’operato delle aziende e degli addetti sono propedeutiche ad una operatività delle aziende di recupero crediti in un Mercato Unico Europeo.

Di questi temi ne parleremo molto nei prossimi mesi e ci incontreremo durante tutto questo anno per poter “vedere lontano” e cogliere tutte le opportunità…ci possiamo incontrare all’evento Stop Secret, a Roma il 18 febbraio prossimo per parlare dei sistemi e soluzioni per una maggiore efficienza nel recupero del credito stragiudiziale per la Pubblica Amministrazione.

Questo evento rappresenta la prima occasione del nuovo anno..facci sapere se sarai presente, ci piacerebbe prendere un caffè insieme…

Buon anno e buon lavoro.

Gestione degli NPL guardando verso oriente

Il governo italiano sta studiando un modello di bad bank per la gestione degli NPL guardando verso oriente, ispirandosi all’esperienza coreana e a quella giapponese.

Chissà se in queste valutazioni abbia inciso anche il successo all’Expo dei due padiglioni, Giappone e Corea…. chi non ricorda le chilometriche file di attesa!

A parte gli scherzi, vediamo insieme alcune peculiarità di questo modello …udite…udite..nato alla fine degli anni ’90!

Il governo acquisisce i crediti delle banche in difficoltà attraverso una società di gestione patrimoniale e la loro gestione, avviene con la collaborazione di strutture statali e private in base alla tipologia di NPL. Queste strutture stringono collaborazioni e partnership per la valorizzazione dei crediti.

In Italia, c’è molto da fare…basti ricordare i risultati dei questionari che Cerved, in collaborazione con ABI, ha sottoposto a un gruppo ristretto di banche e operatori del mercato Npl dai quali è emerso che, in base alle aspettative, le norme potrebbero portare a una riduzione del 28% dei tempi dei fallimenti e del 20% di quelli delle aste immobiliari, con un conseguente calo dei tempi medi di estinzione delle sofferenze da 7,3 a 6 anni. Con queste tempistiche, lo stock di sofferenze dovrebbe raggiungere un picco nel 2018, per poi diminuire fino a raggiungere 197 miliardi alla fine del 2020.
In questo disegno, l’ipotesi di una bad bank che contribuisca ad accrescere la liquidità e fornisca forme di garanzia potrebbe contribuire in modo determinante alla crescita del mercato NPL.

Ed è proprio sulla valorizzazione degli NPL che, tutti noi protagonisti della Business Information, dobbiamo investire creando nuove soluzioni e offrire servizi e informazioni di qualità per essere validi partner.

L’approccio mirato alla valorizzazione degli NPL parte dall’analisi di portafoglio per definire strategie differenziate su diversi cluster. È fondamentale un’accurata preparazione alla cessione colmando il gap tra la base informativa esistente sui portafogli oggetto di cessione e quella attesa da parte degli investitori.

Dobbiamo essere capaci quindi, di ridurre l’asimmetria informativa al fine di diminuire la percezione al rischio e aumentare il numero di potenziali acquirenti e il prezzo offerto.

Buon lavoro.